
Sarebbero, da contratto, dei semplici uscieri di una ditta appaltatrice esterna all’Azienda Sanitaria, eppure i sorveglianti dell’Ospedale Santa Chiara sono quelle figure in prima linea all’entrata della camera calda all’entrata del Pronto soccorso, dove talvolta accedono persone in visibile stato di alterazione, o in sala d’aspetto dove i tempi d’attesa allungati scatenano uno stato di frustrazione negli utenti che può portare a comportamenti aggressivi. “Le situazioni critiche sono in aumento, non siamo tutelati” – questa la denuncia del sorvegliante Fabio Perini qui da tre anni che chiede più garanzie sul fronte sicurezza. "Risale a una quindicina di giorni fa l’ultima aggressione al triage ai danni di un sanitario, solo alcuni giorni dopo è stato aggredito anche l’operatore dell’ambulanza perché il paziente caricato sulla stessa non voleva scendere. Non possiamo difendere nessuno né difenderci”, lamentano i sorveglianti. “L’insicurezza non è solo una percezione dei sorveglianti” – spiega Fabio Perini – anche le guardie particolari giurate in turno, senza essere affiancate da un collega, confermano la situazione critica. Il rischio di denuncia per eccesso di difesa personale è dietro l’angolo. La difesa deve essere pari all’offesa, ma senza bodycam la probità dell’azione non è garantita e con alcuni soggetti il rischio è anche quello di ritorsione. Entrambi chiedono più tutele e un rafforzamento del campo d’azione per poter tutelare i sanitari e i pazienti all’interno dell’Ospedale Santa Chiara di Trento.