Era il 31 ottobre 2022 quando - in un bosco vicino al paese di Celledizzo nel comune di Peio - fu trovato il corpo di Massimiliano Lucietti, ucciso da un colpo di fucile alla nuca durante una battuta di caccia. Ventiquattro ore dopo l’ex forestale e cacciatore Maurizio Gionta, l’uomo che per primo diede l’allarme chiamando i soccorsi, si tolse la vita lasciando un biglietto nel quale chiedeva che non gli venissero attribuite colpe non sue. Il proiettile mortale, calibro 70, è compatibile con l’arma di Gionta come con molti altri fucili presenti in zona. Quel fucile non fu mai ritrovato. Un giallo irrisolto, che si infittisce con la riapertura del caso per volontà del gip Enrico Borrelli che nei giorni scorsi si è opposto all’archiviazione, accogliendo l’istanza della famiglia Lucietti che da anni chiede la verità. Dalle carte sarebbe emersa l’evidenza di “contraddizioni e omissioni” da parte di alcune persone sentite nelle prime fasi delle indagini. Oggi ci sono tre nuovi indagati, tre cacciatori della zona tra cui un padre e un figlio. Tra le ipotesi di reato indicate dal giudice per le indagini preliminari vi sono omicidio volontario o favoreggiamento. Tra di loro qualcuno non avrebbe detto la verità: i tempi di ritorno dalla battuta di caccia non corrispondono. In queste ore si sta cercando di ricostruire la vicenda. Qualcuno, o più di uno, potrebbe aver sviato le indagini, si ricomincia tutto daccapo.